Che Estate, questa che volge al termine. E’ diversa dalle precedenti. Me ne accorgo perchè riscopro molto più tempo da dedicare alle mie riflessioni. Proprio queste ultime, mi portano a constatare quanto di fortemente emotivo ha caratterizzato il mio trascorrere di questi ultimi mesi. Nel mio breve resoconto, annovero esperienze di vita che valgono più di una vacanza caraibica. E’ vero, il dolce far niente in un posto al sole può anche ritemprare le cellule cerebrali, ma è poco, paragonato alle profonde convinzioni cui si giunge facendo ispezione dentro la propria mente. E a questa determinazione si arriva con semplici esperienze di vita, supportate da una predisposizione a stare con le persone, accettandole così come son fatte, magari provando solo un poco a cambiarle, ma permettendo loro di mantenere la dignità delle loro scelte. E’ una conclusione a cui arrivo in modo automatico, spontaneo, senza le forzature che più delle volte, in questo mondo, derivano da concetti come l’etica, o il senso del dovere, o il decalogo del buon cristiano. Io sostengo da sempre la maturità di riuscire a guardare gli altri come se fossimo noi stessi, decentrando il fulcro dell’esistenza umana dalla sfera dell’io a quella, ben più ampia, del resto del mondo.
La mia estate è più ricca di quella che testimonia agli occhi degli altri (inconsapevoli). Beneficia degli spunti prodotti anche da una primavera che ricordo piacevolmente per le escursioni e le passeggiate lungo percorsi campestri, dove la natura è rimasta incontaminata dagli agenti della pseudo-civiltà. Ricordo l’evento PARADA (I ragazzi di Bucarest) a Ragusa, che ha ravvivato la mia coscienza sul fatto che nel mondo c’è estremo bisogno di aiuto e assistenza. Ricordo le serate con gli amici, quelli così detti (solo per opportunità amichevole), e quelli che fanno onore al concetto di vera amicizia. Ma più di tutto ricordo (e rimane) l’esperienza che ha fulminato questo mio scorcio di vita, ossia l’aver conosciuto N, la donna su cui ho riposto inizialmente le mie attenzioni emotive. Un’immagine eterea che non si è mai macchiata di certe fantasie materiali, come si è soliti fare quando un uomo pensa ad una donna. Un profondo vissuto che ha avuto il suo culmine con il dono della mia prima poesia e che non ha avuto evoluzioni successive.
Infine c’è la spina nel fianco del momento. La mia attuale condizione di vita, fatta di presenze e attese. Un risvolto di vita che ha i sapori amari, ancorchè naturali, di cui sono partecipi coloro che mi stanno vicino.
E’ proprio un periodo intenso e denso di storie ed emozioni, che spiccano nella mia mente come particolari a colori in una foto in bianco e nero. L’ultimo, in ordine di tempo, è la nascita di Federica, che servirà per alcuni (forse) a riconoscere il vero senso della vita.