Il mio Referendum

Oggi mi andava, finalmente, di dedicare alcuni minuti per riflettere sul Referendum 2011 e su cosa di così arcano e poco comprensibile stanno per interrogarci alle prossime urne. Non che siano mancati a tutt’oggi i proclami convincenti, sia da parte degli assertori del SI che di quelli del NO, solo che a sentir parlar loro c’è da dare ragione a tutti. E allora mi sono detto che devo leggere con i miei occhi (anziché con le orecchie) e farmi una personale idea, partendo dal significato delle parole riportare sui testi dei referendum abrogativi, e lasciandomi influenzare solo dalla mia esperienza e dal mio istinto pluridecennale, tanto so già a priori che i signori in giacca e cravatta che proclamano i loro editti sono lì per lasciarci credere che stanno a fare gli interessi della gente, e non certo i propri (ma va’ !).

Così ho semplicemente dato una breve lettura e, magicamente, si è dipanata tutta la foschia che avevo annidata nella mia mente e, d’istinto, mi sono detto: “Adesso so che non diserterò la consultazione referendaria. Andrò con le idee chiare e fornirò le mie espressioni di giudizio.

Ecco quello che farò:

Privatizzazione acqua:  NO. Aspetto che sia data l’opportunità anche ai privati di gestire nel miglior modo possibile il problema idrico. Comunque il bene “acqua” rimarrà sempre una cosa pubblica. Il pubblico ha fatto un buco nell’acqua.

Remunerazione acqua: SI. Non credo sia necessario garantire una remunerazione extra al privato. Occorre semplicemente che la gestione dell’acqua sia oculata e senza sprechi di risorse e di mezzi. Al privato, in libera concorrenza,  questo può bastare.

Nucleare: SI. Credo che i rischi siano troppo elevati e nessuna autorità scientifica potrà garantirci al 100% che saremo esonerati da qualsiasi problematica legata alle scorie radioattive. il problema energia si può risolvere con le fonti energetiche rinnovabili e con il semplice risparmio nel consumo.

Legittimo impedimento: NO. Il procedimento penale delle alte cariche politiche in questione verrebbe semplicemente rimandato in un momento successivo. Il problema della governabilità non è roba da poco, altrimenti il passo successivo sarebbe incoraggiare i colpi di stato e svilire le attribuzioni supreme (da non sottovalutare) dei cittadini chiamati ad eleggere i parlamentari.

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