Conflitto interiore

La mia è una crisi di valori. 
So di volere di piú. So che non mi rassegno a lasciarmi trasportare dalla corrente della vita, quella che si sintetizza col dire: “quel che capita, mi prendo“. 

Per mio istinto guardo con criticità quello che mi sta attorno, e partorisco mentalmente gli indirizzi e i percorsi che voglio assegnare alle mie azioni. 
É la ricerca di miglioramento, di rinnovamento, nei limiti del possibile. Ma é anche un sottacere il cosa c’é oltre la mia sfera visiva, quel mondo che vive lontano dalle mie emozioni, sebbene esistente. E nel momento in cui la mia analisi mi porta a valutare la mia condizione di privilegio a fronte delle indigenti condizioni in cui vivono milioni e milioni di altre persone, ancorché dall’altro lato del globo terrestre, traggo il resoconto che confligge fortemente con la mia insofferenza a ciò che comprometta il mio egoistico miglioramento personale. So che questo é inconciliabile, specialmente quando riconosco che tutti gli esseri umani hanno pari diritti, e in nome di quei sani principi sarebbe opportuno che chi ha piú, deve dare a chi ha meno
Ma il filo del discorso lo perdo quando ritorno a respirare il ben piú ristretto spazio del mio raggio di azione, quando mi concentro solo su me e la mia famiglia, cercando di dare il meglio nel mio evidente egocentrismo che mal si rapporta col mio decantare di valori umani.

Ok, io voglio il meglio, e mi batto per ottenerlo, ma probabilmente, riuscendoci, tolgo qualcosa agli altri, e l’averlo dimenticato, sul momento, mi da una parvenza di assoluzione.
Se mi batto per i diritti umani e la giustizia dei popoli, mi accorgo di avere troppo, e mi vergogno di questo. L’esempio palese del mio conflitto interiore è l’argomento immigrazione. Se da una parte riconosco che la nazione Italia ha il dovere di accogliere i cittadini meno fortunati di noi, provenienti da altri Stati, e ai quali non può negarsi tutto l’aiuto possibile, dall’altro so che questo destabilizza il già precario status italiano, traducendosi in un inevitabile sottrazione di lavoro agli italiani.

Allora cosa voglio veramente ?

Da una parte riconosco che è giusto dar aiuto a coloro i quali soffrono incolpevolmente della loro condizione, dall’altro mi attivo per la ricerca di una ipotesi di soluzione che possa rilanciare la situazione economica degli italiani. Ma so che non è possibile finalizzare entrambi gli obiettivi.
Dunque, cosa voglio veramente ?
Il conflitto interiore continua.

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