E finalmente ci siamo. Dopo tanto parlare è arrivato il momento ora di agire. Questo referendum si porta a casa il meglio (ma anche il peggio) dei resoconti di una campagna d’informazione che non ha lesinato passioni e convinzioni messe giù da politicanti e non, e adesso tocca passare all’insindacabile vaglio del giudizio popolare. Sembra scontato dire che l’espressione del cittadino sia alla base di una corretta applicazione della volontà dello stesso, ma in realtà molti non ritengono che l’affezione alla partecipazione politica possa determinare il conseguente percorso democratico di una nazione.
“Il destino del popolo è già deciso, e a determinarlo non sarà certo grazie al mio voto”.
E’ pleonastico sottolineare che se ognuno di noi ritenesse insignificante il proprio voto, si rischierebbe di vanificare la puntuale rappresentazione di un’espressione popolare. Pertanto nel dire che “votare è un dovere” si vuole alludere a molto di più di un semplice invito. In una condizione di palese riconoscimento che la volontà del cittadino possa essere assecondata più che nel parlamento, dove il voto è espresso per delega dal politicante di turno, è fuori di ogni dubbio che un referendum è partecipazione diretta alla politica del paese. In questa sede il resoconto del voto cagionerà una scelta che la popolazione intera SI SARA’ MERITATA, senza pregiudizio alcuno.
Oggi, ognuno di noi si prende la responsabilità se aderire o meno al voto, ma non potrà mai dire di essere stato defraudato dell’opportunità di scegliersi, nel suo piccolo, il proprio destino.
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